La storia
Le origini
Siamo alla fine del secondo conflitto mondiale, in una città che doveva ripartire dopo le distruzioni della guerra, doveva rimuovere le macerie, ricostruire le abitazioni, distrutte o danneggiate per più del trenta per cento, ripristinare le strutture produttive, le infrastrutture di comunicazione, i servizi pubblici, i centri di assistenza.
Associarsi sembrò necessario; per dialogare con le amministrazioni, che dovevano provvedere a tali e tante esigenze, nacque il Collegio dei Costruttori di Torino, con le funzioni tipiche di una corporazione, per organizzare l’attività edilizia di imprenditori e lavoratori, in un momento di domanda ingente, scarsità di mezzi e, soprattutto, grande incertezza normativa.
Più che un associarsi, in realtà, fu un ri-associarsi: come nel caso di molti altri mestieri già esisteva infatti un Sindacato Provinciale Fascista Costruttori Edili, Imprenditori di Opere ed Industriali affini, il cui primo riferimento nei nostri archivi risale al 1940.
Ma ancora prima che sotto il simbolo del fascio, gli “Ingegneri, Architetti, Geometri, Capimastri, Mastri Muratori, Assistenti di opere murarie, Scalpellini, Fornaciai, Lattonieri, Pittori, Riquadratori, Imbiancatori, Cementisti e Cementieri” si erano riuniti “sotto l’invocazione” di S. Giulio d’Orta.
Pie Società e Congregazioni di S. Giulio d’Orta sono erette in varie città del Piemonte a partire dalla fine del ‘700.
Il nostro Collegio quindi nasce da una famiglia antica; si stabilisce in Via Bertola 55, e vi rimane per cinque anni.
Presidente del comitato promotore fu Emilio Giay, primo presidente del Collegio Carlo Rinaldi. Il Collegio si caratterizza subito per la sua proattività, per la partecipazione ai tavoli dove venivano definite le scelte pubbliche nel campo dell’edilizia e dell’urbanistica; ma il tratto più caratterizzante fu lo sviluppo di una capacità di dialogo tra lavoratori e datori di lavoro, con una particolare attenzione ai temi della tutela dei lavoratori, della sicurezza dei luoghi di lavoro e della preparazione professionale.
Fu un clima favorevole di rapporti tra le parti sociali a consentire la creazione dell’Ente scuola, organismo bilaterale e paritetico per finanziare i corsi degli istituti di formazione professionale edile, che a Torino avevano già una lunga tradizione con l’Istituto Professionale Edile Torinese di Via Rossini.
Gli anni Sessanta
Nel 1950, Presidente Rinaldi, ritroviamo S. Giulio, patrono questa volta di una S.p.a.: la “Società Civile Immobiliare S. Giulio d’Orta”, fondata da 17 costruttori per l’acquisto dei primi tre alloggi al piano nobile dell’attuale sede del Collegio.
La Cassa Edile risale al 1956, ed è un risultato dell’accordo tra datori di lavoro e lavoratori.
Tra le metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta si trasformò l’edilizia e si trasformò il Collegio: la prima vide un’esplosione della domanda, e una spinta all’innovazione tecnica e architettonica che ebbe un suo momento di particolare evidenza nelle opere del centenario dell’unità d’Italia.
Le nuove abitazioni costruite nel 1957 furono più di 14 mila, e superarono abbondantemente le 10 mila all’anno fino al 1960. Dal Comitato per le celebrazioni d’Italia ’61 furono appaltati lavori, nel 1960, per circa 3 miliardi di lire di allora, dal Comune di Torino per circa 4 miliardi. Per avere un’idea della rilevanza degli importi si pensi che la Società Autostrada Torino-Milano appaltò, nello stesso anno, circa 4 miliardi di lavori per il raddoppio dell’autostrada.
Il Collegio divenne una parte sociale importante nella vita della città e maturò, in quell’epoca, una sensibilità attenta alla complessità dei problemi della città, una sensibilità sospettosa dei facili entusiasmi, eppure animata da una continua voglia di miglioramento.
Un’attenzione particolare fu dedicata al centro storico, che era stato dimenticato nell’entusiasmo della celebrazione del Centenario dell’Unità d’Italia.
Gli Anni ‘60 furono il periodo delle grandi infrastrutture di comunicazione: la Torino-Aosta, il raddoppio della Torino-Milano, la Torino-Piacenza, i trafori del Monte Bianco e del Frejus, ma anche le Tangenziale di Torino e il moltiplicarsi delle circonvallazioni dei comuni. Nelle costruzioni stradali trovarono sfogo le imprese torinesi di lavori pubblici, colpite dalla sospensione dei progetti della SIP, la Società Idroelettrica Piemonte, in vista della programmata nazionalizzazione dell’energia elettrica. Nacquero nei costruttori torinesi nuove competenze, e la possibilità di proporsi come soggetto competitivo di rilievo internazionale.
Fu un’età relativamente serena, aiutata da un clima di accordo che vedeva la Città e i comuni vicini impegnati in opere di utilità comune; presidente della Provincia era Giuseppe Grosso, anche consigliere comunale, e poi sindaco. Dopo l’approvazione del piano regolatore di Torino del 1959, era stata lanciata l’idea di intervenire con un piano più ampio che avrebbe dovuto coinvolgere i comuni della prima e della seconda cintura: già allora un’idea di leadership d’area vasta, e di coordinamento tra gli interessi dei diversi comuni.
Gli anni Settanta e Ottanta
Della sua iniziale funzione corporativa il Collegio ha saputo mantenere la capacità di confrontarsi con le organizzazioni dei lavoratori per raggiungere obiettivi comuni.
Sotto la presidenza di Casimiro Dolza nacque infatti nel 1968 il comitato paritetico di prevenzione infortuni. Fu la prima realtà a livello nazionale, destinata ad estendersi, su base provinciale, su tutto il territorio. Si tratta di un cambio radicale di impostazione: la prevenzione divenne scopo comune di imprenditori e lavoratori, mentre prima veniva gestita dal solo Collegio e dall’ENPI, Ente Nazionale Prevenzione Infortuni.
In quegli anni l’azione del Collegio venne ampliata con il coinvolgimento di giovani studiosi universitari, i quali si dedicarono all’approfondimento dei problemi della casa, con la predisposizione di appositi modelli. Fra questi ricordiamo Giorgio Rota, Giuliano Urbani, Attilio Bastianini.
Sotto la presidenza di Giorgio Grometto, nel 1974, si inizia la costruzione della Scuola Edile in via Quarello, un progetto tra i migliori in Europa, nato dopo un’analisi delle esperienze degli altri paesi; fu pagata dalle imprese, ma gestita in modo paritetico con le organizzazioni dei lavoratori.
Lo sviluppo edilizio della città, prima per la ricostruzione, poi per lo sviluppo spontaneo e quindi per l’edilizia economica e popolare aveva determinato una carenza di servizi pubblici, non più in grado di garantire un adeguato livello; la città deliberò alcune varianti di vero e proprio blocco delle costruzioni abitative, vincolandone la ripresa alla contemporanea e correlata disponibilità di servizi pubblici cittadini generali, il che contribuì, a livello sociale, a ingigantire il problema della casa.
Del 1976 è la requisizione delle case; dal 1978 Presidente del Collegio è Franco Boggio; il Collegio si adopera per reperire alloggi da dare in affitto al Comune; nascono i consorzi d’imprese che attraverso Ispredil (l’Istituto Promozionale per l’Edilizia) riescono a ottenere contributi europei per costruire 1500 alloggi in edilizia convenzionata agevolata a Torino.
In città vennero segni di una inversione di tendenza: nel 1978 il Consiglio comunale aveva, infatti, approvato il primo Programma pluriennale di attuazione, che recepiva la proposta del Collegio costruttori per interventi di recupero nel centro storico della città.
Nella seconda metà degli anni 80, Presidente Mario De Giuli, prosegue l’opera di recupero del centro storico di Torino, che lui stesso aveva iniziato, dopo quasi un decennio di trattative con il Comune, come presidente del Consorzio CST.
Un accordo tra il Comune e il Collegio consentì nel 1985 di erogare mille mutui facilitati di 50 milioni di Lire a favore degli acquirenti di prima casa, con priorità a persone colpite da ingiunzione per il rilascio dell’immobile; il tasso fisso del 13,5 per cento fu dimezzato per i primi cinque anni grazie al contributo del Comune e degli Operatori.
Gli anni recenti
Ormai si discuteva di un nuovo piano regolatore e il Collegio costruttori ancora una volta si fece parte qualificante del dibattito, che durò più di un decennio, durante il quale la città iniziò quel processo di trasformazione lungo le cui linee ancora si sta muovendo: si cominciò a predisporre piani per i parcheggi, si progettò il palazzo di giustizia, si iniziò la costruzione del nuovo stadio e la riqualificazione del Lingotto, si ricominciò a parlare di metropolitana e si iniziò a programmare l’alta velocità ferroviaria.